La determinazione del consenso nei regimi totalitari costituisce il presupposto dell’esistenza di questi sistemi politici.
Il mantenimento del consenso rappresenta una necessità
imprescindibile, ma esso avviene secondo modalità differenti se il regime
totalitario è a base monopartitica o, invece, multipartitica. Occorre, in ogni caso,
introdurre nella dinamica di formazione del consenso un rimedio alle eventuali reazioni che potrebbero innescarsi
negli elettori.
Nei regimi totalitari
a dinamica monopartitica il rimedio è rappresentato da tutte le difese
esterne attivate allo scopo di evitare il contatto – e la conseguente
penetrazione – da parte di agenti che potrebbero
compromettere l’integrità del sistema. Polizie segrete e non, uffici politici,
controspionaggio interno sono alcuni tra i numerosi strumenti istituiti per
ottenere una sorta di “sterilizzazione chimica” dell’ambiente in cui si forma
il consenso.
Nei regimi totalitari
a dinamica multipartitica il rimedio è un vero e proprio antidoto, sintetizzato nell’elettore attraverso l’impiego di un catalizzatore, allo scopo di provocare dall’interno la neutralizzazione della possibile reazione di
rigetto.
In questo caso è doveroso parlare di “rigetto”, poiché l’elettore è indotto a credere che l'adesione ad una ideologia sia il frutto di un suo personale convincimento, ovvero una scelta operata in seguito ad una valutazione critica delle proposte programmatiche presentate, laddove le opinioni diffuse sono impiantate nella mente degli individui dalle forze instancabili dell'informazione di regime.
Dunque è contro la reazione di rigetto che occorre operare per conservare il potere. Nel regime democratico non è necessario ricorrere alla “sterilizzazione chimica”, se non in minima parte. La parte preponderante nella conservazione del potere è svolta dall'antidoto, sintetizzato nella coscienza dell’elettore mediante lo spirito di contrapposizione. Questo obbliga l’elettore a deliberare una scelta, affinché su di essa possa poggiare il consenso.
In questo caso è doveroso parlare di “rigetto”, poiché l’elettore è indotto a credere che l'adesione ad una ideologia sia il frutto di un suo personale convincimento, ovvero una scelta operata in seguito ad una valutazione critica delle proposte programmatiche presentate, laddove le opinioni diffuse sono impiantate nella mente degli individui dalle forze instancabili dell'informazione di regime.
Dunque è contro la reazione di rigetto che occorre operare per conservare il potere. Nel regime democratico non è necessario ricorrere alla “sterilizzazione chimica”, se non in minima parte. La parte preponderante nella conservazione del potere è svolta dall'antidoto, sintetizzato nella coscienza dell’elettore mediante lo spirito di contrapposizione. Questo obbliga l’elettore a deliberare una scelta, affinché su di essa possa poggiare il consenso.
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